Già il termine "ambiente spirituale" per intendere gruppi di persone che hanno una cultura o pratichino spiritualità, non mi piace.
Quando si parla di "ambiente" con questa accezione, è inteso un dentro e un fuori, in un "ambiente" c'è sempre chi lo gestisce e chi viene gestito.
Questo è normale, tanto più un'attività richiede la specializzazione dell'individuo, tante meno saranno le persone con una conoscenza pratica e astratta che si possono trovare e quindi, chi non sa, segue per poter apprendere. Questo mio articolo, non è di condanna a un sistema gerarchico in se, ci sono situazioni in cui questo è, per vari motivi, se non giusto, utile allo scopo. E' lo snaturare questo principio di utilità verso il gruppo o verso lo scopo a favore dell'utilità del singolo che è dannoso e porta, per forza di cose, allo snaturare anche i principi secondo cui questa gerarchia verrebe naturalmente creata.
Nell' "ambiente",spesso, il meccanismo naturale che segue il vantaggio comune viene stravolto e ci si trova in una posizione di comando non per merito o necessità, ma seguendo criteri differenti, a volte decisi da chi è al vertice a volte seguendo standard sociali moderni, non applicabili certo alla vera spiritualità.
Osservo sempre con un misto di divertimento e sconforto chi, per seguire una tradizione sciamanica, si traveste da indio, indiano d'America, tolteco o qualsiasi altra popolazione con cui non condivide nulla, nè il sangue, nè i luoghi, nè lo stile di vita.
Prima di continuare, specifico che questo meccanismo in cui ci si crea una tribù propria per separarsi dagli altri e poi si trova il modo di rendere inferiori quanti più membri della stessa tribù ci è possibile, non è presente soltanto tra chi segue un percorso spirituale, accade in tutti i vari "ambienti" gruppi e associazioni umane in cui non si riesce o non si vuole creare un ambiente sano. Se già normalmente, questo meccanismo non mi piace, lo trovo terribilmente fuori luogo tra chi segue una via spirituale.
Quindi, tornando a noi, sempre nell' "ambiente", troviamo il modo, da buone scimmie sociali quali siamo, di creare una scala gerarchica, nel già ristretto gruppo che ci siamo creati, in base a quanto un individuo è "evoluto" o a quanto siano "alte le sue vibrazioni" e chi più ne ha, più ne metta.
La cosa ridicola, tralasciando il motivo vero per cui si fanno queste distinzioni, è che parlare di evoluzione e di vibrazioni alte e basse, non ha nessun significato.
Non c'è una scala, non c'è un metro di misura ne uno strumento che possa permetterci di misurare quanto una persona si è distaccata dalla condizione media umana per avvicinarsi allo stato divino o a quello animale.
Questi stessi concetti, legati a una trasformazione dell'individuo che avviene nel tempo, appaiono poi insensati in una cosmovisione come quella sciamanica dove il tempo è visto come immobile, dove presente, passato e futuro coesistono in luoghi differenti.
Quando diciamo che una persona si trasforma lo facciamo per semplificare un concetto più complesso, la persona sta diventando qualcosa che qui non può essere, sta viaggiando verso quello spaziotempo in cui sarà un essere sostanzialmente differente.
L'uso che di questi termini viene fatto è di solito molto più becero, se non dei d'accordo con me è perchè non sei ancora abbastanza evoluto da capire che ho ragione e, quindi, sei qualitativamente mancante e, in parole povere, peggiore.
Sempre sulla difficoltà di stabilire cosa sia un corretto modo di agire, secondo un cammino spirituale, mi permetto di citare i vangeli.
"Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!»"
Se non abbiamo un metro di giudizio e una traccia che guidi il nostro agire, come possiamo parlare di seguire una via? Quale sentiero seguire se nulla appare ai nostri occhi?
La sola risposta che ho trovato è il seguire la Coscienza.
Questo non è un bel modo per dire -fate ciò che vi pare- con la scusa che è il vostro sentire e siete persone spirituali che seguono il loro cuore.
La Coscienza è conoscenza senza informazione, intraducibile a parole, indescrivibile come un sapore o un odore, è ciò che ordina il mondo, ciò che dice al Potere che crea,dove e quando creare.
E' ciò con cui cerchiamo di venire in contatto quando seguiamo un cammino spirituale,tentando di ripercorrere queste orme invisibili che mettono noi, il nostro vivere e il nostro creare, in armonia con i poteri che creano il mondo e di cui diventiamo tramite.
Specifico dicendo che ci sono poteri diversi, di vita e di morte, che creano cose diverse.
Per mia esperienza, chi segue questa Via di ricerca della coscienza, sia una via sciamanica come la mia o di altro tipo, non gira dicendo di avere più coscienza degli altri,ma, semmai, comprende l'impossibilità delle altre persone a comprendere qualcosa che non può essere spiegato e cerca, mostrandolo con le sue azioni, di portare altri, con se, su quella strada.